I miracoli di Gesù

(141)

Il navigante di Tiro guarito dalla paralisi (531.1)

Gesù è frammezzo a dei malati o a dei pellegrini venuti a Lui da molte parti della Palestina. Vi è persino un navigante di Tiro che un infortunio di mare ha reso paralizzato e che racconta la sua vicenda: la caduta di un carico per il rollio della nave, e le mercanzie pesanti lo hanno investito e colpito alla schiena. Non è morto, ma è più che un morto, perchè, tutto perso come è, obbliga i parenti a non lavorare per curarlo. Dice di essere andato con essi a Cafarnao e poi a Nazaret e di aver saputo da Maria che Egli era in Giudea e precisamente a Gerusalemme. "Mi ha dato i nomi degli amici che ti potevano ospitare. E un galileo di Sefori mi ha detto che stai qui. E sono venuto. So che Tu non disprezzi nessuno, neppure i samaritani. E spero che mi esaudirai. Ho tanta fede."
La moglie non parla. Ma stando accoccolata presso lo strapuntino sul quale hanno deposto il malato, guarda Gesù con degli occhi che supplicano più di ogni parola.
"Dove sei stato colpito?"
"Sotto il collo. Proprio lì ho avuto l'urto più forte e ho sentito un rumore nel capo, come di bronzo percosso, che poi si è mutato in un continuo muggire di mare in tempesta, e luci, luci di ogni colore hanno preso a danzare davanti a me... poi non ho sentito più niente per molti giorni. Eravamo in navigazione nelle acque di Cintium e mi sono ritrovato a casa senza sapere come.
E ho ritrovato il muggito nel capo e le luci negli occhi per giorni e giorni. Poi è passato... ma le braccia sono rimaste morte e così le gambe. Un uomo finito a quaranta anni. E ho sette figli, Signore."
"Donna, solleva tuo marito e scopri il punto colpito."
La donna ubbidisce senza parlare. Con mosse destre e materne, aiutata da chi è venuto con lei, non so se fratello o cognato, insinua un braccio sotto le spalle del consorte mentre con l'altra mano sostiene il capo e con la delicatezza con la quale volterebbe un neonato solleva il corpo pesante dal lettuccio. Una cicatrice, rossa ancora, segna il punto della maggior ferita.
Gesù si china. Tutti allungano il collo per guardare. Gesù appoggia la punta delle dita sulla cicatrice dicendo: "Voglio!"
L'uomo ha una scossa come se l'avesse toccato una corrente elettrica e un grido: "Che fuoco!"
Gesù stacca le dita dalle vertebre lese e dice: "Sorgi!"
L'uomo non se lo fa dire due volte. Puntare le braccia da mesi inerti sul lettuccio, scuotersi per liberarsi da chi lo sostiene, gettare le gambe giù dalla bassa barellina e sorgere in piedi è fatto in molto meno tempo di quanto io ne abbia usato a descrivere le fasi del miracolo.
La moglie grida, il parente grida, l'uomo guarito alza le braccia al cielo, ammutolito dalla gioia. Un attimo di sbalordita gioia, poi gira su se stesso, sicuro come l'uomo più agile, e si trova viso a viso con Gesù. Allora ritrova la voce e grida: "Benedetto Te e chi ti ha mandato! Io credo nel Dio d'Israele e in Te, suo Messia" e si getta a terra a baciare i piedi di Gesù fra l'urlio della gente.
Poi gli altri miracoli, su fanciullini, donne, vecchi, per lo più. (531.2)